![]() |
![]() |
|
|
||
Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 16 |
I CONNOTATI SATANICI DELL’ANTICRISTO S. CIRILLO DI GERUSALEMME |
![]() |
I) “Tre spiriti immondi”. Si tratta, quindi di tre demoni. Il testo stesso fa capire che uno usciva dalla bocca del Drago (Ap 12,3), uno usciva dalla bocca della Bestia che viene dal mare (Ap 13, 1) e il terzo usciva dalla bocca della Bestia che viene dalla terra (Ap 13,11) cioè dal falso Profeta (in ebraico: “profeta di menzogna”). Sono tre dei demoni cui è ricettacolo (covo e dimora) abituale Babilonia (cfr. Ap 18,2). Il fatto che escano dalla bocca è un’altra scimmiottatura di Dio, della sua attività creativa, tipica del demonio: Dio crea col soffio della sua bocca cose buone e/o spirituali positive; il Demonio vuole scimmiottarlo, facendo uscire dalla sua bocca cose cattive e/o spirituali negative. L) “Simili a rane”. Le rane nascono e vivono negli acquitrini, nel fango. Sono prodotti delle acque putride e del fango che avevano invaso l’Egitto nella seconda piaga (Es 8,1-11). “La rana è un animale il cui valore simbolico è riconosciuto in molti universi religiosi del tempo. Alcuni autori per spiegare questo strano particolare delle rane, hanno pensato che esso dipenda dalla credenza persiana, secondo cui le rane sono creature di Ahriman, il dio delle tenebre, e si trovano al suo servizio (Plutarco, Is et Os, § 56). |
Un pò come le mosche stanno come simbolo del diavolo perché egli è chiamato “Beelzebùl”, “il Baal delle mosche”cioè “il dio delle mosche” (cfr. Mt 12,24). /.../ Per analogia con la piaga d’Egitto delle rane possiamo affermare: “Come le cavallette fisiche dell’Esodo sono servite da modello per le cavallette soprannaturali di Ap 9, 1-12; così le rane fisiche dell’Egitto sono servite da modello per le rane soprannaturali-spiriti maligni di Ap 16, 13-14. /.../ la rana nel mondo ellenistico, avrebbe simboleggiato i maghi, gli stregoni e altri ciarlatani come loro. /.../ Resta la spiegazione più autentica fatta dallo stesso Giovanni: sono spiriti demoniaci, spiriti maligni” (Pierre Prigent, op. cit., p. 491). Insomma la rana è usata come simbolo del male, come lo erano stati gli scorpioni e le cavallette in Ap 9. Questi tre spiriti sono un simbolo per mostrare l’infuenza che il demonio (il Drago), l’Anticristo e il falso Profeta, eserciteranno insieme - alleati in una comunione nel male - sugli ultimi avvenimenti. Questi tre spiriti sono strumenti della triade satanica che li ha investiti e coinvolti nella sua stessa missione e dotati dei suoi stessi poteri. Come le rane possono gracidare, ma non di più, così questi spiriti maligni potranno sobillare gli uomini, ma non potranno vincere Dio. Faccio notare che ci troviamo nella 6^ Coppa, cioè nella penultima tappa dell’ultimo settenario. Solo la 7^ Coppa è ancora da versare e quando verrà versata una voce proclamerà che tutto è compiuto (Ap 16,17). Quindi l’Anticristo, Babilonia la grande, il falso profeta, sono tutti personaggi che stanno dentro la penultima Coppa (quindi in un tempo lontano dalla fine del mondo e del Giudizio Universale) e dopo l’ultima Coppa, con la venuta di Gesù sulle nubi, verranno eliminati (cfr. Ap 19,11-21; Mt 24,30-31). M) Giungono provvidenziali e profondamente vere, le esortazioni di San Paolo che ci invitano ad “aprire gli occhi” sulla battaglia che c’è tra il Cielo e l’inferno, e ad inserirci in questa battaglia, usando le armi del Vangelo. Ascoltiamo le parole, spesso inascoltate, che egli riferisce in Ef 6, 12- : “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. |
Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito”. Il Concilio Vaticano II, ha ribadito questa prospettiva nella Gaudium et Spes, n. 37 b: “Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata sin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore (cfr. Mt 24, 13; cfr. Mt 13, 24-30.36-43), fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio”. N) Mentre dunque la battaglia è dura e difficile, noi ci ritroviamo con alcuni teologi o alcuni biblisti che addirittura negano l’esistenza del demonio e degli spiriti maligni, facendo così un gran favore al Nemico. Bodelaire: “La migliore astuzia di Satana è far credere che non esista”. O) “Sono spiriti di demoni che operano prodigi”. I tre spiriti ricordati - quelli simili a rane - operano prodigi diabolici sotto la suggestione tenebrosa del re dell’Abisso. Viene quindi, anche, spiegato qui chiaramente e senza possibilità di dubbio, qual’è l’origine dei prodigi che compirà il Falso Profeta (cfr. Ap 13, 13-14). Questi prodigi vengono operati “nella potenza di satana” (2 Tess 2, 9). Questi falsi cristi e questi falsi profeti, dice Gesù “faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco io ve l’ho predetto” (Mt 24, 24-25). Anche i maghi dell’Egitto facevano (falsi) prodigi, simili a quelli veri di Mosè. Il falso Profeta che opera falsi prodigi diabolici, come sostengono alcuni Padri della Chiesa, farà questi prodigi utilizzando la magia (cfr. Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, Città Nuova Editrice, 1993, XV catechesi battesimale, paragrafi 11-12, pp. 327-328). P) “Vanno a radunare tutti i re, per la guerra del gran giorno”. |
![]() |
In greco: “Eìsin gàr pneùmata daimovìon poiounta semeia, à èkporeùetai èpì toùs Basileleis tes oìkouménes òles sunagaghein autous eìs ton pòlemon”; “sono infatti spiriti di demoni facenti segni, (spiriti) che vanno sui re del mondo intero per radunare loro per la guerra”. In pratica questi 3 spiriti vengono versati sui Re di tutta la terra, per farli radunare e combattere contro Cristo. Una specie di unzione satanica regale. “Tutti i re”, coincidono probabilmente con i “re provenienti dall’Oriente”. Questa battaglia, per riguardo all’Anticristo, avviene nel luogo chiamato Armaghedon e viene descritta in Ap 19, 11-21; per riguardo al Drago (il Diavolo), viene descritta in Ap 20,7-10. Abbiamo già specificato che si tratta di due avvenimenti diversi, che avverranno in due momenti diversi. Dopo la prima battaglia (battaglia di Armaghedon) nello stagno di fuoco e zolfo ci vanno solo l’Anticristo e il falso profeta (cfr. Ap 19, 20). Dopo la seconda battaglia (battaglia di Gog e Magog), che avverrà poco prima della fine del mondo, nello stagno di fuoco e zolfo ci va solo il Diavolo che così raggiunge i suoi “due compari” (Ap 20,10). Q) “Il gran giorno di Dio onnipotente”. Il giorno del giudizio e dell’ira (cfr. Ap 6,17): l’espressione proviene da Gioele 2,11; 3-4. È il giorno grande e tremendo per antonomasia, nel linguaggio profetico (cfr. Ger 30,7; Gv 2,11.31; Sof 1,14). È il giorno in cui Dio trionferà sul male e sull’iniquità e ripristinerà il suo mondo di verità, di luce, di bene e di santità. La vittoria, indiscutibilmente, apparterrà a Dio. “È il giorno nel quale Dio, in uno scontro sanguinoso, vince e annienta le potenze e i popoli nemici, raccolti per la battaglia decisiva, contro di Lui. /.../ Tema che riapparirà anche sotto i tratti della battaglia dei 10 re contro l’Agnello (cfr. Ap 17,14)” (Alfred Wikenhauser, L’Apocalisse di Giovanni, Morcelliana, Brescia, 1960, pp. 174-175). Quindi per “giorno di Dio” non va intesa la fine del mondo, il Giudizio Universale. Il “giorno del Signore”, da quanto abbiamo esposto e poi ancora esporremo col commento ai capitoli 17-20, si realizza con la venuta di Gesù sulle nubi, quando l’Anticristo, il falso Profeta e Babilonia la grande, verranno eliminati (cfr. Ap 19,11-21; Mt 24,30-31). “Si tratta effettivamente del combattimento escatologico. Il grande giorno (l’espressione proviene da Gioele 2,11; 3-4) è il giorno in cui Dio manifesta e realizza in modo possente la sua Signoria assoluta, attraverso la sua vittoria su tutte le forme di ostilità rivolte contro di lui e contro i suoi disegni di salvezza” (Pierre Prigent, op. cit., p. 492). |
![]() |
R) Nel libro di Malachia “il giorno del Signore” è caratterizzato anche dal sole che brucia i superbi: “Ecco sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia, saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla. Calpesterete gli empi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti” (Ml 3, 19-21). E quindi il riferimento è addiritura alla 4^ Coppa (Ap 16,8-9), cioè ad un momento sicuramente molto distante - addirittura - dalla fine stessa del settenario. Come si fa a parlare di fine del mondo? S) Nel libro di Gioele il “Giorno del Signore” è descritto come un giorno che “viene come uno sterminio dall’Onnipotente” (1,15); è un “giorno di tenebra e di caligine, giorno di nube e di oscurità” (2,2). In questo “giorno del Signore” c’è l’invasione delle cavallette (2, 4-9) che nell’Apocalisse è riportata nella Sesta Tromba (Ap 9, 13-19). Nel giorno del Signore “il cielo si scuote, il sole,la luna si oscurano e le stelle cessano di brillare” (2, 10); “il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile” (3,3-4), fenomeni che nell’Apocalisse sono descritti nel Sesto Sigillo (Ap 6, 12-13) e nella Quinta Coppa (Ap 16,10) e che nel Vangelo troviamo in Mt 24,29. Come si fa a parlare di fine del mondo? |
[15] ECCO, IO VENGO COME UN LADRO. BEATO CHI È VIGILANTE E CONSERVA LE SUE VESTI PER NON ANDAR NUDO E LASCIAR VEDERE LE SUE VERGOGNE. A) Questo versetto rompe apertamente con il corso dello sviluppo del settenario. Apparentemente sembra un “meteorite” che fa un’improvvisa irruzione, come un versetto che occupa un posto inadeguato. Qualcuno ha proposto, come soluzione, di invertire l’ordine degli ultimi due versetti, perché così: 1) si ripristinerebbe l’ordine logico del discorso, 2) e sarebbe più evidente e immediatamente conseguenziale che il raduno di Armaghedon è opera dei 3 spiriti immondi, cioè dei demoni. Ma non è necessario questo stravolgimento del testo. Bisogna approfondirne invece il significato, così come sta. B) Esso è invece espressione della paternità di Dio che di fronte a grandi pericoli annunciati, per i suoi figli, sente la “necessità” di avvertirli di tenere “gli occhi aperti”. È lo stesso stile e modo di procedere che troviamo in Mt 24-25 dove - come qui - in mezzo alla descrizione dei flagelli e delle piaghe che devono venire, Gesù interrompe all’improvviso e più volte la loro descrizione, per sollecitare i suoi discepoli ad una forte vigilanza (cfr. Mt 24, 13.32-36.42.44; 25,13.29). Anzi tutto il discorso non inizia rispondendo subito alle domande dei discepoli, ma per prima cosa, viene posto un avviso solenne: “Guardate che nessuno vi inganni” (Mt 24, 4). Allo stesso modo qui in vista di quelli già indicati e anche di tutti i prossimi pericoli, sono inseriti due avvisi solenni di Gesù,composti in uno solo (cfr. Lc 12, 35-38; Ap 3,3), con lo scopo di esortare tutti alla vigilanza e alla speranza certa nel premio promesso da Gesù. Potrebbe anche darsi che Giovanni, durante la visione, abbia realmente sentito la voce di Gesù dare quest’avviso e che quindi non si tratti di una sua composizione. L’invito alla vigilanza è finalizzato a due motivi: 1) l’incertezza della venuta di Gesù, paragonata a quella del ladro di cui non si conosce l’ora; 2) custodire le “vesti”; che sono l’equivalente delle “vesti bianche” di cui si parla altrove nel libro. L’invito a custodire le vesti è fatto in vista dello scontro di Armaghedon: i cristiani in attesa di questo evento escatologico non devono sporcare la veste battesimale, la loro “veste nuziale”, segno e realizzazione dello sposalizio d’amore e di fedeltà che li lega, per sempre a Gesù. |
C) “Ecco io vengo come un ladro”. La venuta di Gesù sarà rapida, folgorante, improvvisa e inaspettata. La “venuta come un ladro” era un logo comune nel cristianesimo per indicare il modo improvviso e inatteso della venuta del “giorno del Signore” (cfr. 1 Tess 5,2; 1 Pt 4,15; Mt 24,43). Il parallelo con Ap 3,3 è proprio evidente: “Se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te”. Bisogna sempre farsi trovare pronti, come le vergini sagge (Mt 25, 1-13) e come i servi “buoni e fedeli” della parabola dei talenti (Mt 25, 14-30). “Come la folgore viene da oriente e brilla fino ad occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24, 27) (cfr. Lc 21, 34-35). “Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. /.../ Perciò voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà” (Mt 24, 42.44). |
![]() |
D) Su questa venuta folgorante e improvvisa, San Paolo ci dà dei ragguagli: “Riguardo poi ai tempi e ai momenti, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: “Pace e sicurezza”, allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà” (1 Tess 5, 1-3). È evidente che ci si riferisce ad un periodo in cui si dirà “pace e sicurezza senza Dio”, si cercherà cioè di avere la pace ma con mezzi solo umani, estromettendo Gesù, unico vero fondamento di una vera pace. E) Come si vede, in 1 Tess 5,2, l’espressione usata da San Paolo “il giorno del Signore verrà come un ladro”, è proprio uguale a quella di questo versetto dell’Apocalisse, che si colloca all’interno della sesta Coppa, proprio quando si parla della battaglia di Armaghedon e della conseguente sconfitta dell’Anticristo e del falso-profeta. F) “Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti”. Beato chi custodisce “l’abito nuziale” (Mt 22, 1-14), la fede, la grazia e la vita di intima e profonda unione - unione matrimoniale - con Gesù (Ap 19, 7-9). È la terza beatitudine dell’Apocalisse che - non a caso - ne conta.....7 (Ap 1,3; 14,13; 19,9; 20,6; 22, 7.14). G) “Per non andar nudo e vedere le sue vergogne”. Il parallelo con Ap 3, 18-19 è proprio evidente: “Ti consiglio di comprare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo”. Senza grazia di Dio, siamo tutti “nudi” e abbiamo solo “vergogne” da mostrare; vergogne che verranno sanzionate (cfr. Ap 18,5). Giovanni esorta a conservare le vesti bianche (le opere buone dei santi): senza la veste nuziale, senza l’olio nella lampada, senza i talenti trafficati, infatti andremmo in giro nudi e “a mani vuote” davanti a Dio. “I flagelli non sono solo una serie di catastrofi con cui è condannata la ribellione degli idolatri: si tratta di interventi con cui Dio mira alla conversione e a far avanzare la storia della salvezza. /.../ Come le piaghe d’Egitto, attraverso un giudizio si vuole spingere alla salvezza” (Pierre Prigent, op. cit., p. 493). |
Pag. 5 di 7 | ||
<< precedente | 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 | successiva >> |
|
|
![]() |
Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30 |