2) e “coloro che Dio ha eletto dalle nazioni”, i “praeparati”, che si potrebbero chiamare i pagani divenuti credenti. Mentre per i giusti-risorti non ci sarà matrimonio, per i superstiti e per i pagani-credenti, il matrimonio è lecito; i due ultimi gruppi si potranno unire anche tra loro per moltiplicare i credenti (cfr. Annali di storia dell’esegesi, 15/1, 1998, EDB, p. 79 e p. 83). Queste due categorie di persone, a differenza dei “risorti” potranno sposarsi, procreare, lavorare ma saranno i “servitori della nuova Gerusalemme” (cfr. Adv. haers. V,35,1,27). Solo questo popolo di “normali” può essere il “materiale umano” aggredibile dalla nuova seduzione mondiale esercitata dal Demonio, dopo il millennio. “I giusti si eserciteranno all’incorruttibilità nella Gerusalemme ricostruita, in attesa della risurrezione universale e della Gerusalemme celeste che accoglierà i giusti per l’eternità in dimore diverse secondo i diversi gradi di perfezione” (cfr. Annali di storia dell’esegesi, 15/1, 1998, EDB, p. 107). Il problema invece è chiarire il rapporto e i legami tra i “decapitati risorti” e il “popolo normale”. F) Gog e Magog. Sono due nomi simbolici tratti da Ezechiele (38,2 ss) il quale annunziò che alla fine dei tempi, Gog re di Magog, capo delle orde barbariche delle regioni settentrionali poste sul Mar Nero, alla testa di uno sterminato esercito, composto da tutte le nazioni, muoverà guerra al popolo d’Israele, ma andrà perduto lui e il suo esercito. Sono il simbolo dell’esercito dei malvagi che, alla fine del mondo, combatterà contro il popolo dei testimoni di Gesù. La tradizione rabbinica sposta anch’essa l’attacco di Gog e Magog alla fine del regno messianico. “Giovanni vuole solo dire che ha visto la realizzazione della profezia su Gog e Magog, qualsiasi cosa questi due termini possano significare in Ezechiele. La trasformazione del nome di luogo, in nome di persona, è comunque presente anche in tradizioni giudaiche non cristiane, con una certa frequenza (cfr. 3 En. 45,5)” (Edmondo Lupieri, op. cit., pp. 318-319). “Solo nei Capitoli 38-39 di Ezechiele, questi passi profetizzano l’invasione escatologica di un principe del Nord, Gog re di Magog (Ez 38,2). /…/ L’essenza della profezia (Ap 20, 8-9) sta nel fatto che l’attacco escatologico contro il nuovo Israele, viene miracolosamente respinto./.../ Si tratta di narrazioni che, pur nella diversità, esprimono la stessa certezza: l’epoca della fine sarà caratterizzata da un assalto furioso delle forze nemiche contro il popolo di Dio. /.../ Non si deve dunque cercare di identificarvi degli uomini o dei popoli precisi” (Pierre Prigent, op. cit., pp. 624-626). G) “Per adunarli per la guerra”. È lo scontro finale tra bene e male. È come un colossale “colpo di coda” del drago che cerca per tutta la terra (i quattro punti cardinali) la sua preda e cioè i suoi seguaci, pronti a schierarsi con lui. H) “Il loro numero sarà come la sabbia del mare”. Satana vuole scimmiottare l’opera di Dio. Ad Abramo Dio aveva detto che la sua discendenza sarebbe stata come la sabbia del mare (Gn 22,17). Il Demonio trova una discendenza malefica, numerosa come la sabbia del mare.
[9] MARCIARONO SU TUTTA LA SUPERFICIE DELLA TERRA E CINSERO D’ASSEDIO L’ACCAMPAMENTO DEI SANTI E LA CITTÀ DILETTA. MA UN FUOCO SCESE DAL CIELO E LI DIVORÒ.
A) “Marciarono su tutta la superficie della terra”. Altra traduzione: “Salirono verso la pianura della terra”. Alla lettera “essi salirono sulla larghezza della terra”. Non c’è dubbio che il verbo salire meglio si addice ad indicare l’ascensione verso la cima di un monte e non verso la pianura. Nell’oracolo di Ezechiele l’invasione di Gog è descritta come una salita verso “i monti d’Israele” (cfr. Ez 39,2). La parola greca “platos”, significa “larghezza”, e viene resa in vari modi nelle traduzioni (“superficie”, “distesa”, “ampiezza”). La si trova talora nel senso di distesa (cfr. Ab 1,6). Altra traduzione: “Uscirono dunque essi nella pianura della terra”. Le schiere nemiche si porterebbero, dalle loro sedi, in una regione che è indicata come “spiazzo della terra”. È evidente l’intenzione dell’autore di riferirsi alla superficie della terra. La frase usata è solo un modo per dire che le genti malvage, vengono da tutta la terra per accerchiare l’accampamento dei santi. B) “E cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta”. Accampamento è termine militare usato dai Settanta (Lev 16,27 = Ebr 13,11-15) per designare l’attendamento di Israele nel deserto. Le due espressioni sono equivalenti: è l’ultimo assalto alla comunità dei fedeli, al vero popolo dei santi. C) La città diletta, o amata non dovrebbe essere altro che la Gerusalemme del “Millennio” (cfr. Sal 78,68; 87,2, ecc.). /.../ Suppone forse Giovanni una ricostruzione di Gerusalemme su questa terra, durante il regno millenario? /.../ Il greco,”kai” (e) che unisce l’accampamento e la città, vuol forse dire: “L’accampamento dei santi, cioé la città”? /.../ L’accampamento dei santi è la comunità dei credenti, la quale costituisce anche la “città amata da Dio” e perciò distinta da qualsiasi altra località umana. /.../ Non è necessario pensare alla ricostruzione fisica di Gerusalemme /.../ basta la “chiesa dei santi” - dovunque si trovi - a spiegare” (Edmondo Lupieri, op. cit., pp. 319-320). D) “Un fuoco scese dal cielo”. Dio interviene direttamente e, senza che abbia luogo alcun combattimento, riduce al nulla tutta la forza dei nemici della Chiesa. “Alle preghiere di Gedeone il fuoco scese dal cielo (cfr. Gdc 6,17-21); alle preghiere di Elia fu mandato il fuoco dal cielo (cfr. 1 Re 18,38). Un fuoco scende dal cielo e brucia la truppa incaricata di arrestare Elia (cfr. 2 Re 1,10.12). Nella profezia di Ezechiele (38,22; 39,6) un fuoco proveniente dal cielo stermina gli assalitori. Nel Targum di Num 11,26, il re che sale da Magog viene annientato da una fiamma di fuoco celeste” (Pierre Prigent, op. cit., p. 627). In questo targum leggiamo: “Ecco un re sale dalla terra di Magog alla fine dei giorni e raduna re.....e governatori, cinti di corazze, e tutti i popoli gli obbediranno. Essi faranno guerra sulla terra d’Israele contro i figli della Dispersione. Il Signore, però, uccide tutti con un soffio avvampante, con una fiamma di fuoco, che esce da sotto il trono della gloria. /…/ E dopo ciò tutti i morti d’Israele ritorneranno in vita e si delizieranno del bene che fu messo a parte per loro fin dal principio e riceveranno il premio delle loro opere” (Novissima Versione della Bibbia, ed. cit., p. 161, nota 9). Tutti i commentatori parlano di un flagello inviato da Dio.
[10] E IL DIAVOLO, CHE LI AVEVA SEDOTTI, FU GETTATO NELLO STAGNO DI FUOCO E ZOLFO, DOVE SONO ANCHE LA BESTIA E IL FALSO PROFETA: SARANNO TORMENTATI GIORNO E NOTTE PER I SECOLI DEI SECOLI.
A) “Il Diavolo fu gettato nello stagno di fuoco”. Distrutte le truppe di Satana col fuoco che viene dal cielo, resta il generale di quelle truppe perverse. Gli viene riservata una fine particolare, la stessa che avevano già ricevuto, “mille anni” prima, i suoi due accoliti, le sue due Bestie, l’Anticristo e il falso Profeta (Ap 19,20). Il Diavolo, in questo versetto dell’ultima battaglia è “solo”, in quanto le sue due Bestie sono già state eliminate “mille anni” prima. B) “Dove sono anche la Bestia e il falso profeta”.
È incontestabile che il testo sacro afferma che nello stagno di fuoco e zolfo ci vanno prima le due Bestie, da sole, senza il Diavolo, e solo dopo il lungo tempo dei “mille anni”, il Diavolo li raggiunge. Tra i due momenti è posta una differenza di tempo, di situazione e di modalità storica. Nell’Apocalisse esiste sì la TRIADE INFERNALE (Il Diavolo, l’Anticristo e il Falso-Profeta) ma nello stagno di fuoco e di zolfo ci vanno prima, solo, l’Anticristo e il Falso Profeta (Ap 19, 20). Soltanto dopo i “mille anni” di pace, e dopo l’ultima battaglia condotta dal Demonio, il Diavolo “raggiungerà” i due suoi “compari” (l’Anticristo e il falso Profeta; cfr. Ap 20,10), che già stavano lì da 1000 anni nei tormenti ad aspettarlo. |