Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 20

AGLI EBREI SOLO LA TERRA, AI CRISTIANI SOLO IL CIELO
1) I “mille anni” – comunque interpretati - sono un periodo di tempo che si svolge sulla terra. 2) Il regno di Dio sulla terra – dopo aver ben specificato che non si tratta di una presenza fisica di Gesù per regnare materialmente, immaginando il Messia come un altro re Davide e il suo regno, qui sulla terra, come un regno terreno e politico (che è l’essenza dell’eresia del millenarismo), bisogna affermare che non è un inquinamento ebraico, una pastoia ereditata dagli ebrei.

C’è una tendenza a dividere i due campi, come se fossero uno opposto all’altro: agli ebrei solo la terra, ai cristiani solo il cielo. È evidente che si tratta di esclusivismi che si condannano da sé. Gesù ricapitola in sé tutte le promesse di Dio e tutte le speranze dei giusti. Questo si è già realizzato- lungo la storia della Chiesa - nei singoli santi di Gesù: da San Benedetto, a San Francesco, a S. Teresa d’Avila, a Santa Caterina da Siena, a Padre Pio, a Madre Teresa di Calcutta, a ...Giovanni Paolo II. Ma la regalità di Gesù merita uno spazio e un tempo “suo”: esiste oltre al “già”, anche un “non ancora” che deve - appunto - ancora attuarsi.

Si legga a questo proposito il commento ad Ap 19, 6, dove viene spiegato cosa significa “ha preso possesso del suo regno il Signore”: si tratta di un “passaggio di proprietà”; il regno del mondo passa dal possesso e dominio del Demonio, al possesso e dominio di Gesù. La vittoria di Gesù sul Demonio, significa che gli ha sottratto il “regno di questo mondo” (Gv 12,31; cfr. Mt 4,8-9). Gesù è definito anche “il principe dei re della terra” (Ap 1,5). Non si può concepire che la vittoria di Gesù sia stata monca, parziale, o incompleta! Tutto quanto promesso da Dio, si deve realizzare in Cristo, a volte in modo differente da come pensiamo: una realizzazione non solo spirituale, individuale, ma anche pubblica, visibile, esteriore, mondiale-universale. Si realizzerà sulla terra la preghiera del Padre Nostro: “Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”.
Una pagina meravigliosa di S. Ireneo lo spiega con semplicità e sinteticità (Adv haer, V, 32-34).

DUE CATEGORIE DI MORTI
U) “Ripresero vita”. “L’espressione “ripresero vita” ( Ap 20,3: èzesan = propriamente, vissero ) è interpretata da alcuni nel senso spirituale: “i fedeli vivi vissero alla grazia” (Ef 5,14) (Gv 5,24-29), i morti vissero alla gloria celeste” (Giuseppe Crocetti, I testimoni di Geova, ed. cit. p. 132 ). “Tale risurrezione non è la risurrezione dei corpi, ma l’entrata delle “anime” dei martiri (e di coloro che non hanno ceduto alle persecuzioni) nella gloria celeste - un’anticipazione della gloria definitiva alla fine dei tempi - subito dopo la morte e il conseguente giudizio particolare” (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 159, nota ad Ap 20,4). I simbolisti pensano che la prima risurrezione sia anche l’attuale risurrezione delle anime mediante la fede.

V) I verbi “vissero” e “regnarono” sono due aoristi incoativi per cui la traduzione più lineare è “ripresero vita”; non a caso nel testo greco il termine vita (in greco:“èzesan”) è lo stesso utilizzato sia per coloro che riprendono vita sia per coloro che non riprendono vita, ad indicare che si tratta della stessa forma di vita (fisica) che per alcuni è ripresa, per altri è non ripresa. Ora “i primi”, se sono stati “decapitati”, sono morti fisicamente e quindi se si dice “ripreso vita” ci si può riferire solo alla vita fisica che hanno perso e che riprendono.W) Ma scrutiamo bene il testo. “Ripresero vita”: chi? I decapitati, il soggetto è evidentemente “i decapitati”, perché le anime non possono “riprendere vita”, esse sono immortali, e quindi non hanno mai perso la loro vita ontologica. Ancora più assurdo sarebbe dire: “e vissero”, nel senso che vissero alla grazia. Perché, prima erano morte alla grazia? Due considerazioni. 1) Le anime in se stesse, ontologicamente, sono immortali, quindi posseggono sempre la vita spirituale, come patrimonio proprio, non sempre invece posseggono la grazia di Dio, la quale si può perdere o acquistare. 2) Se essi ricevono la vita eterna, il Paradiso, non si può dire che “ripresero vita”: la vita che hanno lasciato è quella fisica, quella nella quale entrano è quella solo dello spirito, e questa non è ripresa rispetto alla precedente sulla terra, ma è un dono nuovo che Dio concede! Come si potrebbe allora dire “ripresero vita” se si tratta di due forme di vita diverse? Il “riprendere” si dice di una stessa cosa posseduta, persa e poi riavuta (ritrovata), non si può dire di due cose, o due realtà diverse. 3) Inoltre queste sono anime di decapitati, cioè di martiri a causa del nome di Gesù, quindi sono anime di santi e non si può in nessun modo dire che prima erano “morti alla grazia” e poi l’hanno ripresa. No! Essi erano già vivi alla grazia di Dio, sia perché hanno testimoniato Cristo e rifiutato il marchio della Bestia sia, a maggior ragione, per aver subito il martirio. Come si fa a dire che questi sono solo i lontani da Dio, che si sono convertiti e hanno ricevuto il Battesimo? Il nostro testo parla chiaramente di altre persone, parla di martiri della

Bestia, non di questi, pur rispettabili, lontani-vicini cristiani! Quindi l’interpretazione che viene fatta dai simbolisti-origenisti è insostenibile. È evidente allora che l’espressione “ripresero vita”, può solo significare: “ripresero il corpo”, “ripresero la vita del corpo”. Ecco perché le traduzioni dal greco, riportano sempre l’espressione “i risuscitati”. Anche per contrasto con l’espressione successiva: “Gli altri morti (in greco “oì loipoì ton necron” = “i restanti dei morti”) non risuscitarono (in greco: “ouk ezesan” = non ritornarono in vita”) prima del compimento dei mille anni”. Qui è ancora più evidente. “Gli altri morti”, sono quelli che stanno sottoterra, i cadaveri. “Non ripresero vita”, è evidente che si tratta della sola vita fisica, solo del loro corpo. L’aggettivo “altri”, si riferisce infatti ad una stessa categoria di realtà, di enti uguali di cui si sta parlando. Se dico “lì c’è un altro treno” significa che vicino a me c’è già un……… treno; se dico “dammi gli altri libri”, significa che mi hai già dato sempre dei….. libri; se dico “dammi un altro melone”, significa che già me ne hai dato…. uno. Quindi questo aggettivo non apre ad un’altra categoria di enti, ma mi fa rimanere all’interno della stessa categoria di enti dichiarata. Ora qui, l’espressione gli “altri morti”, non si può riferire che ai cadaveri fisici, 1) sia perché i “secondi” morti riprenderanno vita solo alla fine del mondo quando ci saranno solo risurrezioni fisiche; 2) sia perché i “primi morti” sono dei santi, morti martiri per la testimonianza di Gesù, e per loro quindi non si può parlare certamente di morte nello spirito. Questa interpretazione è confortata dal fatto che – abbiamo autori antichi (S. Ireneo, S. Giustino, Didachè, Lattanzio, il Tertulliano cattolico del “De spectaculis, 30”, dell’Adv. Marcionem, III,24, del “De resurrectione mortuorum, 25” dove ripete la scaletta cronologica di Ap 20 e lo schema storico di S. Ireneo, ecc.) e autori moderni (Alfred Wikenhausser, Edmondo Lupieri, ecc.) che affermano la stessa cosa e giungono alla stessa conclusione. X) “Giovanni vede ora le anime e i morti per la fede, “vivere” di nuovo. Coloro che hanno rifiutato il marchio della Bestia, i “seduti sui cavalli/seduti sui troni”, tornano a vivere una vera vita, quindi con un corpo. Non sono più “anime” (il termine non ricorre più nel testo), né sono più morti, ma vivono in un modo tale per cui Giovanni può parlare di risurrezione (cfr. nota a 20,5). Questa prima risurrezione diviene anche un regno. /.../ Sembra possibile distinguere due regni: 1) un regno “cosmico”, del Padre e dell’Agnello insieme, destinato a durare “per i secoli dei secoli” (Ap 11,15), 2) e un regno “sulla terra”, che è anche un sacerdozio. In questi versetti Giovanni vede la realizzazione di questo secondo regno, il regno sulla terra. Essendo sulla terra è ovvio che non è eterno. Giovanni ora ne indica la durata: “mille anni”. /.../ Una sorta di millenarietà del periodo escatologico prende forma nelle tradizioni enochiche, con l’affermazione che i beati sulla terra “genereranno mille” (1 Enoch 10,17) che vuol dire, probabilmente che vedranno la loro millesima generazione e quindi vivranno per mille generazioni. Il Libro dei Giubilei 23,27 invece, li fa vivere per quasi mille anni, mostrando probabilmente una speculazione sulla vita di Adamo (cfr. Gen 5,5). In 4 Esdra questo regno sulla terra dura 400 anni, nella parte finale del sesto millennio giubilare. Nel 2° libro di Baruc ha invece una durata imprecisata e occupa la seconda parte della settima giornata cosmica. /.../ IL MILLENNIO DI GIOVANNI NON è MILLENARISTICO. /…/ Sull’ortodossia antimillenaristica di Giovanni non vi è da discutere” (Edmondo Lupieri, op. cit., pp. 312-313 e p. 316). Y) Queste persone sembrano proprio essere sulla terra. In questo caso devono starci in una forma nuova, eccezionale, che nessun altro prima o dopo di loro deve aver ricevuto in dono.

RISURREZIONE FISICA
Nel testo trilingue del Nuovo Testamento interlineare - greco, latino, italiano - (Quarta Edizione, San Paolo 2003) a p.2111, nei versetti 4-5 si parla di morti “risuscitati” e di morti “non risuscitati”. Nel buon commento di Alfred Wikenhausser, su questo punto è detto: “La visione continua con lo spettacolo della risurrezione di UNA PARTE dei morti; il versetto 5 (“i rimanenti morti”, in greco “oi loipoi ton necron”) confrontato col versetto 12 (“e vidi i morti”,“kai eidon tous nekrous”), stare davanti al trono /..../ e furono giudicati i morti (“kai ekritesan oi nekroi”) e il versetto 13, (“e il mare diede i morti che erano in esso”, “kai edoken e talassa tous nekrous tous en aute”); “e la morte e l‘ade diedero i morti che erano in essi” (“kai o tanatos kai o ades edokan tous nekrous tous en autois”) MOSTRA CHIARAMENTE CHE SI TRATTA DI RISURREZIONE DALLA MORTE FISICA. S.Agostino, e altri dopo di lui, ritengono che qui si parli di risurrezione spirituale, ma A TORTO; basta pensare che i decapitati, nel momento stesso in cui vengono uccisi, sono già in possesso della vita soprannaturale. Nella lettera a Smirne si parla della risurrezione corporea di Cristo con le stesse, identiche, parole usate qui(cfr. Ap 2,8; cfr. Ap 1,18). Giovanni dice che questa risurrezione è la prima, a cui tien dietro, passato che siano i mille anni, una seconda risurrezione, nella quale “i rimanenti morti”, vale a dire coloro che non ebbero parte alla prima, sono a loro volta richiamati in vita” (L’Apocalisse di Giovanni, Morcelliana, Brescia, 1960, p. 208).

“La prima risurrezione”. Secondo i simbolisti la “risurrezione prima” è quella che si realizza nella vita presente, in contrasto con quella (“risurrezione seconda”) che appartiene all‘ordine nuovo ed è introdotta dalla parusia. La prima risurrezione sarebbe l’attuale risurrezione delle anime mediante la fede. Ci sono due risurrezioni: la prima nel tempo, quella delle anime che non permette che esse giungano alla morte seconda; la seconda alla fine del mondo, quella dei corpi. La “prima risurrezione” vorrebbe solo dire che i martiri avranno come loro parte una ricompensa singolare. L’ipotesi simbolica-origenista è sbagliata. La dimostrazione è nel catechismo: ogni uomo alla fine della vita, subisce un giudizio particolare e la sua anima va in Paradiso, al Purgatorio o all’Inferno (C.C.C., n. 1022; cfr. n. 1021 e n. 1051). Seguendo i simbolisti si deve affermare che, mentre i martiri decapitati dall‘Anticristo passano per il giudizio particolare, tutti gli altri morti - buoni e cattivi (non restano fuori dalla prima risurrezione solo i cattivi, ma anche i

buoni che non fanno parte dei 144.000 ) - non passerebbero per il giudizio particolare (Ap 20,5), ma andrebbero direttamente al Giudizio Universale. Si giudica da sé questa assurdità. Chiediamoci: nel frattempo le loro anime che fine farebbero? Dove riposerebbero? Sarebbero in “parcheggio” su qualche stella speciale, oppure in giro per la galassia come le comete? L’interpretazione solo simbolica apre assurdità peggiori di quelle attribuite all’interpretazione letterale critica e aggiornata. Anche E. Corsini deve ammettere :“Il regno millenario designa la vita eterna concessa ai “decapitati”, una circostanza che non si verifica per tutti i morti ammessi (nel versetto 12) al giudizio universale, ma solo per quelli il cui nome si trova scritto nel “libro della vita” (op. cit., p. 370). Non c’è dubbio che, nel testo, I MORTI APPAIONO DIVISI IN DUE CATEGORIE: quelli che beneficiano della prima risurrezione (categoria A) e quelli che non beneficiano di questa prima risurrezione (categoria B). La categoria A si divide poi anch‘essa in due categorie: 1) i martiri, i decapitati-risorti, 2) quelli che hanno rifiutato il marchio della Bestia, che pur avendo perseverato nella fede non hanno però subito la morte violenta. In Ap 20,4-10 due cose sono sicure: I) il luogo in cui il regno è instaurato, la terra, II) e il fatto che, oltre ai decapitati-risorti, vi sono anche altri uomini “normali” (v. 8 ss.); i “derelieti”, di S. Ireneo (op, cit., V,35,1,27) .
Z) “Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni, gli altri morti non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione”.
S. Agostino, all’inizio, credeva al millennio, alla restaurazione del paradiso terrestre e alla risurrezione dei giusti (cfr. Sermo 259,2; La Città di Dio, Rusconi, 1992, XX,7, pp. 1001-1002). Egli non è contro il millennio spirituale, ma solo contro l’interpretazione materialista e carnale di Cerinto che egli definisce “ridicola favoletta” (e tale è) ed è solo questa eresia (quella di Cerinto) che sarebbe stata condannata dal Concilio di Efeso nel 431 come riferisce Gianfranco Ravasi (cfr. Apocalisse, Piemme, 2004, p. 190; sebbene di questa dichiarazione non si trova traccia), ma non l‘interpretazione di S. Ireneo esposta nell’Adversus haeresis che riferisce una dottrina comune e diffusa. Si fa bene, dunque, a buttare l‘acqua sporca del bagno, ma bisogna stare attenti a non buttare anche..... il bambino!

CI SONO RISURREZIONI GLORIOSE NELLA BIBBIA?
Questa interpretazione che parla di una risurrezione corporea non può essere considerata contro la fede, altrimenti dovrebbe essere considerata contro la fede anche la risurrezione dei due Testimoni (Ap 11, 7-12) e quindi dovremmo considerare eretico almeno un capitolo dell’Apocalisse.

Se la nostra fede insegna che c’è una sola risurrezione dei corpi, questa “prima risurrezione”, questi martiri a causa dell’Anticristo che, morti, tornano a vivere, sono forse un’eresia da scartare? Nel testo la venuta fisica di Gesù in terra, non c’è. Nel testo un “regnare materiale” di Gesù, in terra, non c’è. Che i santi regnano con Cristo vuole solo dire che essi vivono nella santità e collaborano all’estensione del regno di Dio, come S. Francesco d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II. Cristo regna – sulla terra – nei suoi santi, attraverso i suoi santi. Nel testo greco questa risurrezione dei decapitati-martiri è attestata. A questo punto dobbiamo porci alcune domande: 1) che tipo di risurrezione è questa dei 144.000? Si tratta di una risurrezione come quella di Lazzaro (Gv 11, 38-44), del figlio unico della madre vedova (Lc 7,11-15), della figlia di Giairo (Lc 8,40-56) e di tante altre risurrezioni che troviamo nella Sacra Scrittura? Oppure si tratta di una risurrezione gloriosa come quella di Cristo e della Madonna? 2) Una volta risorti, questi martiri, non morranno più? Dureranno per tutto il “millennio” e raggiungeranno il tempo del Giudizio finale oppure, come Lazzaro dopo la sua risurrezione, dopo un pò di tempo, dovranno di nuovo morire? Quando Gesù tornerà alla fine del mondo, ci sarà la risurrezione di tutti i morti. Ogni volta che Gesù trionfa, c’è una risurrezione dei morti (cfr. Mt 27,52). È davvero strano, allora, pensare che ad un intervento grandioso di Gesù, cioè ad una sua venuta, in cielo - e solo in cielo - per purificare la terra e restituirla - dal cielo e solo dal cielo - ai figli di Dio, possa corrispondere una risurrezione parziale dei santi morti martiri? La risurrezione fisica di tutti i corpi avviene solo alla fine del mondo, per il Giudizio Universale. Eppure abbiamo almeno due eccezioni sicure: i “due testimoni” dell’Apocalisse vengono risuscitati

molto tempo prima della fine del mondo e addirittura ascendono al cielo (Ap 11, 11-12). Quando essi salgono al cielo, la Bestia e l’Anticristo sono ancora nel pieno della loro attività demoniaca, quindi, siamo lontani dalla fine del mondo.

AUTORI ANTICHI ED ALCUNI AUTORI MODERNI
CONVERGONO SU QUESTO PUNTO

Secondo Edmondo Lupieri “i risorti non muoiono più né sono giudicati” (op. cit, p. 321), essi sono “primizia del regno eterno” (op. cit., p.318); sono “una primizia di salvati” (op. cit., p. 324); “tornano a vivere, riprendendo i loro corpi” (op. cit., p. 317). “La prima risurrezione segue necessariamente la prima morte (quella fisica) di coloro che ora risorgono ed è definitiva: i risorti, cioè, non moriranno una seconda volta“ (op. cit., p. 314). Quindi dovrebbero essere tutti risorti col corpo glorioso? Ma noi sappiamo che esiste una sola risurrezione alla fine del mondo. Come leggere allora questi dati? Osserviamo, però, che proprio nell’Apocalisse viene presentata una prima “eccezione”: A) in Ap 11, 11-12, il testo biblico afferma - in modo incontrovertibile - una verità sconcertante e affascinante per la fede e della fede: ci sono due persone (i due Testimoni) che - prima della fine del mondo e quindi del Giudizio Universale - risorgono col corpo glorioso e ascendono al cielo! Ora se ascendono al cielo significa certamente che sono risorti col corpo glorioso. B) Se questi due Testimoni per il grande valore della loro Testimonianza contro l’Anticristo e per il loro martirio, hanno “meritato” di risorgere prima della fine del mondo, non potrebbe anche essere così per tanti che come loro hanno attraversato il “regno del terrore” dell’Anticristo e come loro sono morti martiri? Non potrebbe essere estesa ai decapitati-risorti dell’Anticristo, per similitudine, ciò che la Parola di Dio afferma per questi due santi martiri? “S.Ireneo afferma che è necessario che i giusti, dopo essere risuscitati in seguito alla venuta del Signore in un mondo rinnovato, debbano prima ricevere l’eredità promessa ai loro padri e regnare e soltanto dopo sottomettersi al Giudizio Universale” (Annali di storia dell’esegesi, 15/1, 1998, EDB, p. 104).

ECCEZIONI BIBLICHE
Eccezioni a leggi ineludibili, già ce ne sono tante nella Bibbia. 1) È detto che si muore una sola volta (cfr. Ebr 9,27); eppure Lazzaro è morto due volte, perché dopo essere morto una prima volta, è stato risuscitato da Gesù (Gv 11, 1-44) e quindi poi è morto di nuovo. Lo stesso si dica per il figlio unico della madre vedova: morto due volte; prima che Gesù lo facesse risuscitare e poi al termine della nuova vita che Gesù gli aveva restituito (cfr. Lc 7, 11- 17), così la figlia di Giairo, muore due volte, prima e dopo la sua risurrezione operata da Gesù (cfr. Mc 5,21-24.35-43; cfr. Lc 8,40-42.49-56). 2) Alla fine della vita, si muore, nessuno può evitare la morte. Eppure Enoch ed Elia, sono stati rapiti in cielo, senza passare per la morte. 3) Quando Gesù muore in croce, il Vangelo di Matteo riporta un fatto sconcertante, sempre passato sotto silenzio: “I sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono (in greco: “kaì tà mnemeìa àneòctesan kaì pollà sòmata ton kekoimeménon àghìon éghértesan”, “e i sepolcri si aprirono e molti corpi dei morti santi risuscitarono”). E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa ed apparvero a molti (“kaì èxeltòntes èk ton mnemeìon metà tèn èghersin aùtou eìselton eìs tèn àghìan polìn kaì ènefanìstesan polloìs”, “ed essendo usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di Lui, entrarono nella santa città e apparvero a molti” (Mt 27,52-53). Qui si tratta della risurrezione di santi morti.

Non c’è dubbio che si tratta di una vera risurrezione fisica. Ma risuscitarono come Lazzaro, come la figlia di Giairo, come il figlio unico della madre vedova, che poi dovettero tutti morire di nuovo, oppure risuscitarono col corpo glorioso? In tutti i commenti più autorevoli, si mette in evidenza che “siccome si parla di “corpi di santi” e si dice che “apparvero a molti”, si tratta di una vera risurrezione, nella quale però i corpi, non erano più soggetti alle leggi della natura, ma erano corpi gloriosi e dotati di nuove proprietà. Pochi (con Teofilatto) pensano che questi Santi morti-risuscitati, siano poi nuovamente scesi nelle loro tombe; ma è più comune la sentenza che ritiene aver essi avuto parte al trionfo di Gesù Cristo, ascendendo al cielo con Lui” (La Sacra Bibbia, a cura di P. Marco M. Sales, Nuovo Testamento, vol. I, I quattro Vangeli e gli Atti degli Apostoli, nota a Mt 27, 52-53, p. 130). La nota a Mt 27, 52, della BJ, afferma: “Questa risurrezione dei giusti dell’A.T., è un segno dell’era escatologica”. Sebbene confinata solo ai giusti dell’A.T., comunque si ammette che – prima del Giudizio finale – ci sono delle risurrezioni gloriose. S. Ilario di Poitiers, parla di una “risurrezione dei santi che apparvero in quel momento” (Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo, Città Nuova Editrice, 1988, Cap. XXXIII, pp. 302-303). Se già esistono queste eccezioni, è proprio inaccettabile l’eccezione di Ap 20, 4? Forse il braccio di Dio si è accorciato? (cfr. Nm 11,23). Ad ogni manifestazione della gloria di Dio, si è realizzata una risurrezione dei morti. C’è stata una risurrezione parziale, con i corpi gloriosi, solo di una parte dei santi,
(fossero anche solo i giusti dell’A.T.), quando Gesù è morto in croce; ci sarà una risurrezione generale, universale, di tutti i morti, con i corpi gloriosi, alla fine del mondo, quando Gesù verrà per il Giudizio finale: è proprio così impossibile e improponibile, pensare che ci sarà ancora una risurrezione parziale, con i corpi gloriosi, solo dei santi martiri, uccisi dell’Anticristo, quando Gesù verrà, sulle nubi del cielo (cfr. Mt 24, 30-31; Ap 19, 11-21) per “restaurare tutte le cose” (At 3,21) e restituire la terra, ai figli di Dio? Questi martiri-risorti, risuscitano ma non ascendono al cielo, rimangono sulla terra (Ap 20,4-6).
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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30