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Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 20 |
RISURREZIONE
DEI GIUSTI |
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Resta da spiegare i “mille anni”. /.../ Una profezia (Sal 90,15; Is 65,22) attribuisce al regno messianico una durata identica a quella di un periodo di prova o di benedizione, che ha una durata ben nota. Il soggiorno in paradiso, di cui Is 65,22 annuncia il ritorno messianico, lo si ritiene della durata di poco meno di mille anni. Ora un giorno del Signore è come mille anni (Sal 90,4) e, di fatto, ADAMO È MORTO A 930 ANNI (cfr. Gen 5,5), dunque prima della fine del giorno paradisiaco. Sulla base di queste tradizioni giudaiche, vari cristiani hanno affermato che il soggiorno nel paradiso instaurato dal Messia, avrebbe la durata di 1000 anni (cfr. Giustino, Dialogo con Trifone, 81; S. Ireneo, Adv. Haer., 5, 23,2; J. Danièlou, Théologie du Judeo-christianisme, Tournal, 1958, pp. 353-359). Stabilire che il regno messianico dura 1000 anni, significa dunque, in linguaggio simbolico, che esso - per un lungo periodo - restaura le condizioni della vita paradisiaca, interrotta con la caduta. /.../ I numeri e i periodi di tempo hanno un valore simbolico. /.../ L’unico dato certo è che il cielo è sceso sulla terra e che, quindi ora gli uomini possono vivere una vita celeste” (Pierre Prigent, op. cit., p. 601, p.602-605; p. 607-608). Non si tratta di ricapitolare in Cristo tutte le cose (Ef 1,10) solo quelle del cielo, ma anche quelle della terra. Per S. Ireneo il Paradiso terrestre non starebbe solo alle nostre spalle, ma sarebbe anche davanti a noi. Non riguarderebbe solo il passato, ma anche il futuro. Il paradiso terrestre aprirebbe e chiuderebbe la storia umana sulla terra. È “la dottrina della ricapitolazione di S. Ireneo (cfr. Ef 1,10) secondo la quale la fine ricapitola l’inizio e il Cristo risorto, primizia della futura risurrezione, è l’origine e il compimento dell’intera storia del mondo che si sviluppa in 6 millenni. Il 7° millennio costituisce l’ultima tappa, con la distruzione del male e dell’Anticristo e |
col ritorno definitivo all’immagine di Dio che era stata impressa all’origine nell’uomo” (Annali di storia dell’esegesi, 15/1, 1998, EDB, p. 83-84). |
A) “Gli altri morti, invece, non tornarono in vita fino al compimento di mille anni”. “A questo punto viene aggiunta una precisazione per contrapposizione: “tutti gli altri morti”, non ebbero questa partecipazione né alla vita, né alla promozione del regno” (Ugo Vanni, Tempo ed eternità nell’Apocalisse, Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione S. Luigi, San Paolo, 2002, p. 54). Chi sono questi morti, che devono aspettare? La contrapposizione è netta ed inequivocabile: le anime dei decapitati di coloro cioè che avevano dato testimonianza a Gesù e non avevano adorato la Bestia e avevano rifiutato il suo marchio, “ripresero vita e vissero” (in greco: kai ezesan), “e regnarono con il Cristo per mille anni, invece tutti gli altri morti (buoni e cattivi) non tornarono in vita (in greco: “ouk ezesan”) fino al compimento dei mille anni”. C’è un diverso destino dei 144.000 rispetto a tutti gli altri morti, sebbene anch’essi morti in Cristo. “Gli altri” (letteralmente: “i rimanenti”) evidentemente sono tutti quelli che non fanno parte dei 144.000. |
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CHI SONO GLI “ALTRI MORTI” LUPIERI E LA RISURREZIONE
IN DUE FASI O TAPPE |
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“La prima risurrezione di Ap 20,5-6 viene identificata da Beda (come già in Primasio e in Cesario di Arles) con il battesimo e la remissione dei peccati e la regalità “millenaria” di Cristo e della Chiesa risultano compartecipi tanto ai vivi quanto ai defunti. /…/ Questa identificazione della prima risurrezione con la conversione avviata dal battesimo è contestata da Berengaud il quale ” rileva la contraddizione di tale spiegazione, osservando che dopo aver ricevuto quel sacramento non tutti sono beati” (Annali di storia dell’esegesi, 15/1, 1998, EDB, pp. 248-249; p. 273). 2) “Prima risurrezione”. “Come una “seconda morte” presuppone necessariamente la “prima”, così una “prima risurrezione” ne richiede per lo meno una “seconda”. La “prima risurrezione” segue necessariamente la prima morte (quella fisica) di coloro che ora risorgono ed è definitiva: i risorti, cioè, non moriranno una seconda volta. Una “seconda morte”, invece, preannunciata sin da Ap 2,11 e spiegata soltanto in Ap 20,4 e in Ap 21,8, attende almeno parte di coloro che ora non risorgono al Giudizio finale. Quella risurrezione (del Giudizio finale), quindi non è - propriamente - una “seconda” risurrezione, perchè ciascun morto risorge una e una sola volta, ma è una risurrezione che ha luogo in un secondo momento, circa un “millennio” dopo la prima. Quindi la separazione fra le due resurrezioni, sarebbe solo cronologica” (Edmondo Lupieri, op. cit., pp.313-314). |
“MILLE ANNI”
SULLA TERRA |
C) “Su di loro non ha potere la seconda morte”. Per “seconda morte” si intende quella dello spirito, cioè la dannazione eterna, l’inferno eterno. Giovanni, alla “prima risurrezione” non contrappone una seconda risurrezione, ma la “seconda morte” che altrove viene definita come la punizione eterna, “lo stagno ardente di fuoco e zolfo” (Ap 21,8). D) “Saranno sacerdoti”. Il regno comporta, anche il “sacerdozio” dei risorti. I cristiani, già per il battesimo, sono costituiti come popolo santo, popolo sacerdotale (cfr. Lumen gentium, n. 9 c; n. 10 a; n.11; cfr. 1 Pt 2,9-10). In che cosa questa sacerdotalità dei 144.000 è differente (se lo è) da quella di tutti i comuni battezzati? E) “Regneranno con lui per mille anni”. Questo “regnare”, va inteso nel senso di 2 Tm 2,12. Questo lungo periodo di ripristino del mondo paradisiaco, è chiamato “millennio escatologico” ed ha luogo sulla terra, prima della venuta di Gesù per il Giudizio Universale. Esso presenta tre caratteristiche: 1) soppressione dell’attività diabolica mondiale;2) ripristino del Paradiso Terrestre; 3) lungo periodo di pace, limitato, prima del giudizio universale. Invece “S. Agostino interpreta questa frase come detta delle anime dei martiri prima della risurrezione del loro corpo. In base alle sineddoche, si farebbe riferimento ad una parte (i martiri) per indicare tutti i defunti” (Annali di storia dell’esegesi, 15/1, 1998, p.229). F) Come spiegano gli antichi interpreti greci, Ireneo, Metodio, Andrea, questa trasformazione degli uomini e del mondo, non consisterà in una distruzione del mondo ma in una sua trasformazione, per passare dal corruttibile all’incorruttibile. “Non viene distrutta la sostanza e l’essenza della creazione, ma passa la maschera di questo mondo (1 Cor 7,31). |
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/.../ La maschera di questo mondo era provvisoria /.../ ma passata questa maschera e rinnovato l’uomo /.../ vi sarà cielo nuovo e nuova terra, nei quali rimarrà il nuovo uomo, conversando sempre di cose nuove con Dio” (S. Ireneo di Lione, Contro le eresie, Libro Secondo, V,36,1). |
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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30 |