Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 19

[8] LE HANNO DATO UNA VESTE DI LINO PURO SPLENDENTE. LA VESTE DI LINO SONO LE OPERE GIUSTE DEI SANTI.

A) “Una veste di lino splendente....sono le opere dei santi”. La sposa (la Chiesa) ha ricevuto da Dio i vestiti adatti alla cerimonia. Sono le opere giuste dei santi, i loro meriti e le loro virtù. Il lino bianco e lucente è simbolo dell’innocenza e della santità. Nel testo greco “ìna peribàletai bùssinon lampòn kataròn”, “perché si vesta di bisso splendente, puro”. Dopo “splendente” si aggiunge “puro”. “Il bisso compare prima come associato ad una realtà negativa (esso entra nelle vesti della Gerusalemme prostituta), ma ora qui e in Ap 19,14 costituisce invece la veste degli invitati alle nozze dell’Agnello, quindi degli abitanti della nuova e santa Gerusalemme. La “veste” sporca è stata purificata, ora è pura e splendente, e solo chi ha questa veste entra nel banchetto. B) È indicato come prepararsi per entrare nella Gerusalemme che scende dal cielo, come far parte degli invitati alle nozze. Nel tempo presente noi abbiamo lo stesso compito quotidiano: preparare la veste nuziale mediante le opere buone, le lodi del Signore, la vita santa, la preghiera incessante e quotidiana, la partecipazione fruttuosa ai

sacramenti, la testimonianza di una fede viva, la carità operosa, ecc. Queste sono le condizioni concrete per far parte, sempre, degli invitati alle nozze.

[9] ALLORA L’ANGELO MI DISSE: “SCRIVI: BEATI GLI INVITATI AL BANCHETTO DELLE NOZZE DELL’AGNELLO!”. POI AGGIUNSE: “QUESTE SONO PAROLE VERACI DI DIO”.
[10] ALLORA MI PROSTRAI AI SUOI PIEDI PER ADORARLO, MA EGLI MI DISSE: “NON FARLO! IO SONO SERVO COME TE E I TUOI FRATELLI, CHE CUSTODISCONO LA TESTIMONIANZA DI GESÙ. È DIO CHE DEVI ADORARE”. LA TESTIMONIANZA DI GESÙ È LO SPIRITO DI PROFEZIA.

A) “Scrivi”. In questo modo è ribadita l’origine solo divina delle cose che Giovanni racconta. Egli non attinge ad altre opere, non prende “pezzi” dai miti e dai libri delle popolazioni vicine, non proietta sue suggestioni o fantasie, ma quello che Dio gli fa vedere, quello solo scrive: da questo deriva l’autorevolezza del libro ispirato. È un libro da leggere senza nulla togliere o aggiungere (cfr. Ap 22, 18-19).

B) “Disse”. L’Angelo spiega i vari misteri (cfr. Ap 1,1; 5,16; 22,8). È un essere innominato: è l’angelo apparso in Ap 17,1 e che riapparirà in Ap 21,9.15. C) “Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello”. Solo coloro che hanno la veste di bisso puro e splendente, possono entrare al banchetto delle nozze dell’Agnello. L’invitato che non ha la veste nuziale, viene cacciato fuori (cfr. Mt 22,2-14). È necessaria la “veste nuziale” per entrare nella vita nuova. Questa è la quarta delle sette benedizioni dell’Apocalisse (cfr. 1,3; 14,13; 16,15; 20,6; 22,7; 22,14). Si pone in evidenza il motivo per cui costoro sono felici e beati: perché essi sono stati invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello. Il regno di Dio è presentato come un banchetto nuziale (cfr. Mt 22, 1 ss; 26,29; Lc 14,15; 22,30), come una festa nuziale. D) “Queste sono parole veraci di Dio”. Queste parole sono una rivelazione di Dio, quindi sono vere e si compiranno infallibilmente (cfr. Ap 21,5; 22, 5). E) “Mi prostrai ai suoi piedi”. Anche in Ap 22,8 Giovanni si prostra in adorazione dell’angelo che gli aveva mostrate tutte quelle cose, e anche lì riceve la stessa risposta e la stessa esortazione. (Lo stesso gesto, con la stessa reazione, è riferito in At 10,25-26 del centurione Cornelio che si prostra davanti a Pietro). Alcuni pensano che il verbo “adorare” vada qui inteso in senso largo, come venerazione, e pensano che Giovanni volesse, con quel gesto, solo testimoniare il suo rispetto. Ma altri osservano che tutto questo non è compatibile con la risposta dell’angelo. Altri pensano che il veggente sia stato indotto in errore dalla visione della grande gloria angelica, che farebbe pensare a Giovanni, che essa proviene da un personaggio divino. “Giovanni ha visto tante cose, come angeli giganteschi e splendidi, ma soltanto qui, e nella scena parallela di Ap 22, 8-9, tenta un gesto di adorazione che viene rifiutato” (E. Lupieri, L’Apocalisse di Giovanni, Arnoldo Mondadori, Editore, 2000, p. 299). Nell’A.T. esiste l’angelo di Jahvé, cioè Dio non parla direttamente all’uomo, ma attraverso un angelo. “Nella misteriosa Apocalisse di Sofonia, l’angelo che porta la rivelazione è tanto fulgido di gloria che il veggente crede di scorgervi Dio stesso. Il messaggero rifiuta l’adorazione, precisando la propria identità. /…/ Non potrebbe essere la stessa cosa nell’Apocalisse? “ (Pierre Prigent, op. cit., p. 569). F) “Non farlo…..È Dio che devi adorare”. Si tratta forse di un avvertimento contro il culto delle potenze celesti (cfr. Col 2,18; Eb 1,14; 2,5).

L’angelo gli dice che anche lui è un servo di Dio come Giovanni. Nel servizio a Dio i cristiani fedeli sono equiparati agli angeli, sono “come” angeli. G) “La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia”. Quest’ultimo particolare è un elemento di grandissima importanza. La vera profezia c’è solo là dove si riconosce e si dà testimonianza a Gesù. Chi legge la Scrittura, ma non riconosce Gesù, significa che non ha lo spirito di profezia. 1) Lo spirito di profezia testimonia che Gesù è vivo, che Gesù è “qui”, che Gesù vive nei suoi servi. La profezia si compie sotto l’azione dello spirito di Gesù. Lo spirito di profezia costituisce una poderosa testimonianza di Gesù ed a Gesù. Profezia e testimonianza sono associate (cfr. Ap 11,3; 16,6; 18,24). Compito del testimone è profetare (“manderò i miei due testimoni a profetare” – Ap 11,3) e contemporaneamente il profeta deve testimoniare Gesù fino al martirio. 2) Chi pretende di essere testimone di Gesù, ma non ha lo spirito di profezia, è ….falso! A chi crede in Cristo viene donato lo Spirito Santo: ”Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 13-14).

PRIMO COMBATTIMENTO
ESCATOLOGICO
Eccoci alla fine dei tempi. Dopo la caduta di Babilonia la grande, il Cristo fedele (cfr. Ap 3,14) compie il giorno di Jahvé (cfr. Am 5,18), sterminando l’Anticristo, il falso Profeta e tutti i seguaci della Bestia apocalittica. Le due Bestie vengono gettate nello “stagno di fuoco” (cfr. Bibbia di Gerusalemme, nota ad Ap 19, 11-21). “La sconfitta delle forze del male è presentata in ordine inverso alla loro apparizione nel libro: in una prima fase vengono vinti i re della terra, insieme alla Bestia e al falso profeta, cui i re avevano consegnato la loro sovranità. Successivamente, in una seconda battaglia escatologica, è vinto Satana, colui che aveva dato potere alla Bestia (cfr. Ap 20,1-10; cfr. Ap 13,2). Solo allora si celebrerà il Giudizio Universale” (La Bibbia di Navarra, Nuovo Testamento, Vol. III, Edizioni Ares, 1994, pp. 832-833, nota 11-20). Questo combattimento vittorioso è stato presentato in tre capitoli diversi (Ap 16,13 ss; Ap 17,14; Ap 19, 11-21). Si tratta di tre riferimenti ad un unico avvenimento che, evidentemente, si possono chiarire a vicenda.


[11] POI VIDI IL CIELO APERTO, ED ECCO UN CAVALLO BIANCO; COLUI CHE LO CAVALCAVA SI CHIAMAVA “FEDELE” E “VERACE”: EGLI GIUDICA E COMBATTE CON GIUSTIZIA.
A) “Vidi un cielo aperto”. Non c’è più soltanto una porta aperta nel cielo (Ap 4,1), simbolo di un intervento parziale e limitato; adesso il cielo è aperto, simbolo di un intervento salvifico universale. Il fatto che il cielo si apra significa che le visioni successive sono quelle più importanti. L’immagine del cielo che si apre si trova sempre collegata a rivelazioni importanti (cfr. Ez 1,1; 2 Bar 22,1; Mc 1,10). “L’aprirsi dei cieli è uno stereotipo del linguaggio apocalittico che Giovanni utilizza solo tre volte: 1) nella visione di apertura (“Una porta si aprì nel cielo”, 4,1); 2) dopo il suono della 7^ Tromba (“Allora il tempio celeste si aprì e apparve l’arca dell’Alleanza”; 11, 19); 3) all’inizio delle 7 Coppe (“Vidi aprirsi nel cielo il santuario della testimonianza”; 15,5). Non è detto che il cielo sta “completamente aperto”, espressione che indicherebbe un intervento definitivo e finale di tutta la storia umana.

B) “Un cavallo bianco”. Inizia da questo momento la presentazione del Cristo vincitore, senza dubbio il tratto più importante dell’intera scena. Il bianco nell’Apocalisse è simbolo del divino. Il cavallo bianco simboleggia la condizione originaria a cui Cristo, ora, viene a riportare la natura umana. Il cavallo bianco era usato dai vincitori, dai trionfatori. “La visione di Cristo vincitore è simile a quella presentata all’inizio dell’Apocalisse (cfr. Ap 1,5.12-16). /…/ Cristo viene identificato nel cavaliere che monta un cavallo bianco menzionato all’apertura del 1^ sigillo (Ap 6,2)” (La Bibbia di Navarra, Nuovo Testamento, Vol. III, Edizioni Ares, p. 834, nota 11-16).
Il cavaliere di Ap 6,2 personificava i giudizi di Dio. Il cavaliere di Ap 19,11 esercita un giudizio nel senso che castiga gli empi, gli idolatri, così come il giudizio che ha castigato Babilonia, Sodoma, Edom, ecc. È un tipo di giudizio completamente diverso quindi dal Giudizio Universale. Il riferimento perciò non è all’ultima tappa, quella estrema della storia dell’umanità, ma alla penultima! “Questo cavaliere è Gesù Cristo. La scena è analoga al cavallo e al cavaliere del 1^ Sigillo (Ap 6,2) e in maniera più sfumata, alla visione del “Figlio dell’uomo seduto sulla nube bianca”, nella quale, a sua volta, ci è parso di vedere una ripresa della visione di Daniele, del Figlio dell’uomo veniente “sulle nubi” (Eugenio Corsini, L’Apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino, 2002, p. 337).
C) “Colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Verace”. I titoli “Fedele” (“pistòs”) e “Verace” (“àletinòs”) sono in stretta relazione tra loro. Questi due titoli li abbiamo già trovati applicati a Cristo in Ap 1,5 (Gesù è “il testimone fedele”) e in Ap 3,14 (“testimone fedele e veritiero”). Il cavaliere viene qualificato con le parole stesse di Dio (cfr. Ap 22,6; Ap 19,9) e del resto, presto, verrà designato come “la Parola di Dio” (Ap 19,13). Essi mostrano con chiarezza che questo cavaliere è il Figlio di Dio incarnato, Cristo Gesù. 1) Gesù è fedele: Egli testimoniò fino alla morte. Jahvè di frequente è definito “fedele” (Deut 32,4; Sal 144,13). Quando nel N.T. questo titolo è applicato a Cristo si intende affermare la sua divinità (cfr. 1 Tess 5,24) ed insegnare che per mezzo di Cristo, Dio Padre ha fedelmente adempiute tutte le sue promesse. 2) Gesù è verace: Egli è la Verità (Gv 14,6).
D) “Egli giudica e combatte con giustizia”. Salmo 44,5: “Sei tu il mio re, Dio mio, che decidi vittorie per Giacobbe”. Anche Isaia attribuì questa caratteristica al Messia: “Giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese” (11,4). “Salmi di Salomone 17,31 interpreta la frase di Is 11,4 nel senso di un intervento punitivo del Messia contro i popoli e le nazioni. /…/ Il salvatore è nello stesso tempo anche il giudice, perché la salvezza non si esprime in termini di indifferenza verso il male, né di oblio o di benignità, bensì di combattimento. La salvezza di Dio è il rifiuto di quel male che Egli condanna. Bisogna prendere il nostro testo nel suo senso più ovvio, di annuncio del giudizio delle “nazioni”, da parte di Cristo” (Pierre Prigent, op. cit., pp. 579-581). Il tema del “Giudizio delle nazioni” si ricava nella Sacra Scrittura mettendo insieme Lc 21,24; At 3,21; Ap 19,15; e facendo riferimento ad Is 2 dove esso è legato al “giorno del Signore”, che avverrà alla “fine dei tempi”. Quindi alla “fine dei tempi” Gesù verrà sulle nubi del cielo, per compiere il giudizio delle nazioni, eliminare l’Anticristo, restaurare tutte le cose e far partire un’epoca di pace e di grande sviluppo spirituale: questo quadro di avvenimenti è definito “il giorno del Signore”. Il “seduto” sul cavallo bianco, non solo giudica con giustizia, ma “giudica e combatte”. È evidente la connessione tra battaglia (escatologica) e giudizio. Gesù Cristo “combatte”, viene ora per affrontare e sconfiggere i nemici peggiori di tutta la storia della Chiesa: quell’Anticristo, col falso Profeta e i loro seguaci, che hanno commesso il massimo dell’abominazione, della bestemmia, dell’idolatria; che hanno realizzato la più grave e feroce persecuzione e violenza contro i cristiani; che sono stati gli infernali protagonisti della “grande tribolazione”. L’Anticristo col suo regno di terrore e di morte, per 3 anni e sei mesi, è stato il massimo della manifestazione satanica sulla terra. Quindi la “venuta di Gesù sulle nubi” è strettamente legata al combattimento escatologico.
E) Gesù che viene sulle nubi del cielo, nell’Apocalisse, è sempre collegato ad una sua venuta per sconfiggere ed eliminare l’Anticristo escatologico e i suoi sanguinari seguaci (cfr. Ap 19,11-21). In Ap 1, 7, si parla di tutte le nazioni della terra che si battono il petto, evidente richiamo a Mt 24,30. In Ap 14,14-16 Gesù è descritto seduto su una nube ed ha in mano una falce affilata che viene gettata sulla terra perché è giunta l’ora di mietere, in quanto la messe è matura. La falce fu gettata sulla terra e “gettò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio” (Ap 14,18). L’effetto della mietitura è così descritto: “Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di duecento miglia” (Ap 14,20). Lo scenario, dunque, non ha niente a che vedere con la fine del mondo. Esso invece è relativo ad un tremendo giudizio-castigo per punire gli abomini di “Babilonia la grande” ed eliminare l’Anticristo escatologico, il falso Profeta e i loro idolatri e sanguinari seguaci: un giudizio- castigo diverso e distante dalla fine dal Giudizio Universale. In Mt 24,30 la scena è la stessa e descrive gli stessi avvenimenti e lo stesso
giudizio-castigo. Nell’Apocalisse il “gran giorno di Dio Onnipotente” è espressione che indica la venuta di Gesù per distruggere definitivamente l’Anticristo e i suoi seguaci (cfr. Ap 16,14) e non la venuta di Gesù per il Giudizio Universale.
  Pag. 2 di 4  
<< precedente 1 - 2 - 3 - 4 successiva >>


Email:   
Potete iscrivervi alla NewsLetter semplicemente inserendo la vostra email nel form a sinistra e cliccando il tasto "Iscrivimi".

Riceverete gratuitamente tutte le informazioni, comunicazioni, segnalazioni sull'attività dell'associazione direttamente al vostro indirizzo email.

Se, in qualsiasi momento, desiderate cancellarvi è sufficiente ripetere la stessa procedura e cliccare però il tasto "Cancellami".

Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30